lunedì 30 marzo 2009

***SULL'ORLO DELLA FOLLIA.....e oltre***






















































































































Monte Cocuzzo. Versante Ovest. Il mio amico Max apre
una via, che chiama "Delirio". Bisogna però andare un pò
indietro con il tempo. Mi arriva una telefonata ed è lui che
tutto eccitato dice che deve darmi una grande notizia:
"Marry, stasera grande impresa, ho aperto "Delirio", una
via tostissima in un canale molto ripido su Monte Cocuzzo".
Già mi viene l'acquolina in bocca!!!
Allora gli dico : "bella roba!!! avresti potuto chiamarmi no?"
Comunque decidiamo di andarci di nuovo nel fine settimana.
Purtroppo il tempo non è con noi. Ci riproviamo dopo qualche
giorno. E' martedi, appuntamento alle 14,30 a Cosenza. Nel
frattempo si è aggiunto anche Giovanni (ora la compagnia è
al completo). Il tempo non è che sia meglio dell'altra volta,
comunque ormai abbiamo deciso e saliremo lo stesso.
Siamo appena partiti e già l'urlo del vento
ci fa capire cosa ci aspetta sopra, mentre
goccioline di pioggia, perforano la nebbia e
iniziano a inzupparci i vestiti.
In un paesaggio quasi spettrale, arriviamo
all'imbocco del canale, sono le 15,30 ma sembra
molto più tardi a causa della scarsa visibilità.
Comunque siamo fiduciosi, Max l'altra volta ci ha messo
2 ore e mezza e quindi abbiamo tutto il tempo.
Imboccato il canale, iniziamo a risalirlo, mentre la nebbia
si infittisce sempre di più, ed il vento continua imperterrido
con i suoi ruggiti, incontriamo la prima neve.
Una lunga striscia bianca che sale verso il nulla
inerpicandosi sempre di più.
Continuiamo ad avanzare fin quando arriviamo al
punto dove dobbiamo mettere i ramponi, se non
altro per sicurezza, e qui ci leghiamo.
Max apre la via, e uno dopo l'altro, al sicuro della corda , saliamo.
Intanto la nebbia aumenta ancora di più e ci accorgiamo
che si è fatto tardi. Sono le 17,30, per arrivare alla
vetta ci vuole un'altra ora, e quindi la notte ci
sorprenderà inevitabilmente.
Bisogna solo decidere se tornare indietro o proseguire.
Allora decidiamo di tornare indietro. 3 tiri di corda
e scendiamo velocemente di 150 m, proprio quando le
prime ombre della notte , calano rapidamente ed
oscurano la montagna già quasi invisibile per la fitta nebbia.
Passa mezz'ora e siamo nella completa oscurità.
Avanzare diventa difficile anche perchè, la luce delle torce
non riesce a perforare la nebbia. La situazione è un pò
delicata perchè con queste condizioni, se non riusciremo ad
imboccare, quando saremo giù, il piccolo sentiero,
difficilmente riusciremo ad orientarci.
Intanto continuiamo a scendere il canalone, nel buio,
incespicando ad ogni passo, ogni tanto riconosciamo
qualche particolare o ci sembra di riconoscerlo.
La verità è che proseguiamo cercando di orientarci alla
meglio ma dentro di noi, è già presente la consapevolezza di
trascorrere la notte su Monte Cocuzzo.
Ma non abbiamo paura. La montagna è anche questo. Lo
spirito dell'avventura è anche questo. Oggi abbiamo voluto
tentare una cosa estrema e la montagna ci sta
mettendo alla prova.
Sempre scendendo, ad un tratto incontriamo un
sentierino, finalmente un punto fermo, siamo sicuri
di averlo percorso all'andata.
Ci rincuoriamo, nel frattempo sono le 20,30, intorno a noi
solo buio e nebbia e due torce che a stento rischiarano
le nostre ombre.
Percorriamo il sentierino, spesso lo perdiamo, e dopo un
tempo che ci sembra un'eternità, incontriamo la
barriera di filo spinato che ci da la certezza di
essere sulla strada giusta.
Pensiamo che è fatta. Una certezza fra le tante incognite.
Invece ci aspetta ancora una brutta sorpresa, perchè non
incontriamo la svolta che poi ci dovrebbe portare al posto
dove abbiamo lasciato la macchina.
Allora iniziamo di nuovo a girare avanti e indietro finchè
non ci viene in mente che davanti c'è un canalino
che scende fin sulla strada. Dopo un pò lo troviamo e iniziamo
a discenderlo, rischiando più volte di farci male, perchè
ci sono dei brutti salti.
Alla fine, quasi senza accorgercene, ci troviamo sulla strada
asfaltata. Ce l'abbiamo fatta.
E' stata dura ma ce l'abbiamo fatta.
La strada di chi va in montagna, è piena di ostacoli , come
pure la vita d'altro canto, e spesso ci si trova di fronte
a bivii, dove non si sa dove andare, cosa sciegliere.
Ma alla fin fine il tutto si riduce ad una prova, su se stessi,
sulla montagna, sulla vita, sul mondo intero.
Una prova, non una sfida. La montagna non si sfida.
Poi la prova può essere estrema come la nostra di oggi,
ma questa è la voglia di vivere la montagna in tutte
le sue sfumature.
Infatti in noi non c'era paura o rabbia o risentimento,
ma solo umiltà, attenzione, allegria.
La consapevolezza di poter restare la notte lì, quasi
ci lasciava indifferenti, perchè era una cosa che poteva
succedere, faceva parte della storia, dell'avventura.
L'importante è esserne usciti rafforzati un'altra volta,
consapevoli di aver scritto un'altra pagina della
nostra vita alpinistica.
La montagna è rimasta la, intatta nella sua nebbia
e vigile fra i sibili del vento.
Noi, con l'adrenalina alle stelle,
e forti di una nuova energia, siamo tornati a casa.
L'avventura è finita e cosi come dovrebbe essere
non solo in montagna, ma anche nella vita,
non ci sono stati nè vincitori nè vinti










mercoledì 18 marzo 2009

venerdì 13 marzo 2009

SOSPESI TRA...NEVE...MARE...E...CIELO...







Un'altra domenica vissuta, un'altra esperienza da condividere
un'altra avventura da ricordare.
Le abbondanti nevicate degli ultimi giorni, ci hanno un pò
stravolto i programmi. Dovevamo aprire una via nuova sul
Dolcedorme, ma niente da fare, troppa neve, troppa neve
fresca, inoltre le possibilità di qualche valanga erano alte,
quindi dopo un consulto con Max, decidiamo di rimandare.
L'unica certezza è che in un modo o nell'altro , faremo qualcosa.
E' da tempo che non usciamo insieme, c'è la voglia di trascorrere
un pò di tempo immersi nel nostro magico mondo. Anche per
parlare, per confidarci, per confrontarci.


















Allora Max mi propone di andare su Monte Cocuzzo, la sua
montagna....la sua seconda casa. le cose che spesso mi racconta...
le sue solitarie nel "giardino" (come lui lo chiama), mi
incuriosiscono, voglio conoscere... cercare di capire.
Ognuno di noi alpinisti ha una montagna...un posto che sente
un pò suo. Anch'io ho una ..... montagna.... di cui sono
innamorato....si chiama.........GIOIA....
Nel frattempo si aggiungono altri amici, quindi alla fine
all'appuntamento siamo in sette. Oltre a me e Max ci sono
Domenico, Giovanni, Luigi, Giuseppe e l'altro Giovanni.
L'obiettivo è quello di aprire in ogni caso una via nuova.
C'è una cresta che Max ha adocchiato da tempo, sul versante
ovest, e, cercheremo di fare quella.
Con sorpresa noto che anche qui, ha fatto parecchia neve.
Non me l'aspettavo, almeno non cosi tanta.
Man mano che ci inoltriamo nel bosco, incomincio ad apprezzare
la bellezza di questo posto. Mi son dovuto ricredere. Monte
Cocuzzo l'avevo sempre snobbato, considerato una montagna
semplice, invece ha un suo fascino. Le sue creste sembrano
ricordare quelle del Monte Bianco; le sue guglie di pietra dalle
forme bizzarre, danno libero sfogo alla fantasia; poi lo
spettacolo del Mar Tirreno, giù in basso, crea un'atmosfera
magica.





































































Arriviamo all'inizio della cresta, è bella... ripida... roccia e
neve......oggi ci divertiamo.
Formiamo le cordate. Sono 3. Partiamo io Max e Giuseppe,
seguono Domenico e Luigi, chiudono i due Giovanni.
Il primo tratto viene superato abbastanza facilmente, seppur
con qualche difficoltà. Ci rendiamo conto che non è semplice.
Il secondo tratto è più difficile. Una cordata preferisce salire
lungo il canalone a fianco. Noi proseguiamo.
Bisogna attrezzare, mettere in sicurezza, per poter salire.
Va Max che trova molte difficoltà, la roccia è friabile, ogni
appiglio movibile. Il tiro è lungo, spesso la corda si incastra
e Max, a tratti, ci comunica che si sente stanco e che è
difficile. Finalmente riesce a salire, a formare la sicura.
Ci da il via libera. Tocca a me. Inizio a salire e subito mi
rendo conto della pericolosità. Ogni roccia che tocco si muove,
è un pericolo anche per gli amici che stanno sotto. Penso al
mio amico che è salito da primo, ai rischi che ha corso. Io
sono assicurato alla corda, ma non nascondo che ho un pò
di paura.
Nello stesso tempo mi sembra di volare in questo mondo
idilliaco. Mi sembra di essere SOSPESO TRA NEVE...MARE...
E... CIELO. Intorno a me corda e moschettoni... neve e roccia...
il vuoto...gli amici giù in basso...Max (di cui sento solo la voce)
sopra di me...più in alto ancora.....il cielo...di un azzurro vivo...
sotto di me...la neve bianca....alle mie spalle...il mare...
mi sembra quasi di sentire il sapore della salsedine....una
infinita distesa di blu in cui all'orizzonte, tra lo scintillio delle
acque che splendono ai raggi del sole, emergono maestosi
lo Stromboli e le isole Eolie.
Dentro di me le sensazioni si susseguono come flash....paura...
coraggio........sogno......realtà.....ammirazione......rispetto....
fragilità........forza......decisione......insicurezza......fermezza.
Alla fine arrivo, è andata, mi è sembrato un secolo ma ce l'ho
fatta. Dopo un po arrivano anche gli altri.






































































La cresta si fa sempre più difficile, è lunga, si è fatto tardi
non ce la possiamo fare. Allora decidiamo di salire anche noi
il canalone. Un calo di corda e tutti giù. Due minuti di pausa
per mettere a posto il materiale e via, ci avviamo salendo
verso la lontana cresta che ci porterà in vetta. metà di noi
sono già lassù. L'ascesa nel canalone pur se faticosa, perchè
ripida e con neve molle , è bella. Provo un senso di piacevole
fatica, i miei occhi si deliziano alle forme delle rocce e degli
alberi ricoperti di gelo. I miei pensieri vengono ogni tanto
interrotti dal rumore della neve che, sciogliendosi al sole,
precipita giù formando delle piccole slavine di ghiaccio.
Un passo dopo l'altro salgo verso la cresta, ad un tratto alzo
gli occhi al cielo e nell'azzurro infinito, vedo la scia bianca di
un aereo, allora sorrido pensando che poco prima ho volato
anch'io.
Sulla cresta ci aspetta un banco di nebbia , non vediamo niente,
solo il sibilo del vento freddo che ci investe e ci spinge a coprirci.
Un attimo di pausa , anche per rifocillarci un pò. La nebbia
come è venuta scompare, rivelandoci la splendida veduta
dell'altro versante. In lontananza i rilievi della Sila, più vicino
sotto di noi, il "giardino" di Max, più in la tutta la vallata del
Crati con sullo sfondo la catena del pollino.































































































































































































































































































































Ripartiamo. La nebbia si abbassa ancora. Iniziamo gli ultimi
100 metri di dislivello che ci separano dalla vetta. Su una
roccia, ricoperta di ghiaccio e neve, ci aspetta la statuina di
San Francesco Di Paola. La liberiamo dalla neve. Io mi attardo
per una foto e una preghiera. San Francesco è il mio Santo.
Gli dico che fra 20 giorni circa, lo andremo a trovare. In
pellegrinaggio attraversando la Montagna Magna.
Non vedo l'ora. Ogni volta è una grande emozione. Camminare
per 12 ore....poi vedere il Santuario dall'alto...ed alla fine
inginocchiarmi davanti al Santo a pregare e chiedere perdono
dei miei peccati.
Riprendo a salire nella nebbia assorto nei miei pensieri,
seguendo le orme dei miei compagni. Mi viene in mente che oggi
è la festa della donna. Il mio pensiero va a mia moglie, che ho
salutato stamattina presto.....a mia figlia a cui ho dato gli auguri
con un bacio e lei con gli occhi chiusi dal sonno mi ha detto " ciao
pà... ti voglio bene"... a mia mamma che combatte ogni giorno con
i suoi problemi di salute..... alle mie sorelle lontane.... a una cara
amica che mi sta molto a cuore.....alla mia amica Concetta cui ho
promesso di mandare la mimosa. Allora alzo gli occhi al cielo e dò
l'incarico al vento di portare il profumo di mimosa a tutte loro ed
a tutte le donne del mondo, specie quelle che per svariati motivi
soffrono.
Nel frattempo raggiungo la vetta, ci riuniamo tutti, ci complimentiamo
a turno. Un breve panino e qualche foto allo splendido panorama,
e già qualcuno comincia la discesa. Io e Max ci attardiamo un po
poi iniziamo a scendere anche noi. La discesa è facile ed agiata,
ne approfittiamo per parlare un po della nostra vita, dei problemi
della montagna.......di tutto.
E' bello avere amici fidati con cui poterti confrontare ... sfogare...
chiedere consigli.






























































































































































































































Avvistiamo le macchine, tempo mezzora e siamo giù.
Siccome è presto, Domenico ci invita a casa sua per bere
qualcosa. Andiamo, prima però è d'obbligo la fermata al
bar per birra e spuntino. Da Domenico, la moglie (in dolce
attesa), ci fa trovare la tavola apparecchiata. Allora facciamo
lo "sforzo" e gustiamo le squisite pietanze di Casa Riga.
Ci salutiamo, ma non è ancora finita. Giovanni ci vuole offrire
un'ultima birra. Vai... ormai la serata è ... cosi.
C'è anche la sorpresa di un saluto ad un mio cugino, con il quale
rievochiamo i vecchi tempi.



Voglio ringraziare tutti i miei amici!!!! E' sempre straordinario
trascorrere un pò di tempo assieme a voi.
L'emozione della montagna unita al piacere dello stare insieme
a persone con cui sto bene, mi riempie di gioia ed orgoglio.



Grazie a Max per..............tutto
Grazie a Domenico per la simpatia e la sincerità
Grazie a Giovanni per la sua allegria e la sua ironia
Grazie a Luigi per la sua bontà e la sua umiltà
Grazie a Giuseppe per l'amicizia e l'affetto
Grazie a Giovanni per la sua espansività e giovialità


Grazie di nuovo ragazzi..... per la bellissima giornata.