martedì 24 novembre 2009

*** LA MONTAGNA...DUE UOMINI...e... l'impossibile ***













Il silenzio era rotto solamente dagli scoppiettii delle foglie e dagli
schiocchi dei rami che si spezzavano sotto i passi.
Il sottobosco era un mare variopinto di foglie cadute, mentre
gli alberi spogli si preparavano ad affrontare un altro inverno.
La mattinata era limpida, calda e luminosa.
Il calore dei raggi del sole, faceva presagire che sarebbe stata
una giornata molto calda...........e molto lunga.

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Sul sentiero che da Fontana di Cornia porta alla Tavola dei briganti,
alcuni cavalli allo stato brado sembravano volere impedire
il passaggio, quasi a contrastare il cammino dell'uscita odierna.
Un itinerario affascinante, coraggioso, forse un po azzardato: Fontana
di Cornia - Tavola dei Briganti - Ascesa verso il Passo del Palombaro -
Risalita della Cresta Nord - Est della Montea.

Sin dall'inizio ci eravamo accorti che quella di oggi sarebbe stata una
escursione dura. Dopo appena pochi passi Io e Max eravamo già stanchi
e il caldo, forse eccessivo per questi periodi, ci aveva già fatto sudare.
Eravamo consapevoli che non sarebbe stato facile, ma sapevamo
che non ci saremmo arresi facilmente, almeno non senza combattere.
Arrivati alla Tavola dei Briganti, dopo aver osservato con evidente
disgusto lo scempio dei tiranti d'acciaio, diamo un'occhiata alla cartina.
A monte ci dovrebbe essere un sentiero che tagliando il versante
dobrebbe portare al Passo del Palombaro.
Dopo una serie di saliscendi e attraversamenti finalmente troviamo
una pista. Iniziamo a percorrerla mentre il tempo scorre veloce e
le nostre menti lavorano cercando di calcolare i tempi, di valutare
il tutto perchè non vorremmo farci sorprendere dal buio mentre
siamo ancora in montagna.
Ma le previsioni non sono rosee.
Al Passo del Palombaro una piccola sosta per dissetarci e buttare un
po di calorie nei nostri corpi. Tra le altre cose rileviamo che l'acqua e i
liquidi che abbiamo portato, forse non saranno sufficienti visto il
caldo forte e la fatica e quindi c'è il rischio di soffrire la sete se non
dosiamo bene le bevute.
Da qui si vede la lunga cresta che sale verso la vetta della Montea.
Dopo un po ci avviamo ed iniziamo a salire. Un rapido attraversamento
nel bosco ed attacchiamo la cresta..
Un invisibile sentiero si inerpica fra la vegetazione. Lo percorriamo
con i passi che si fanno sempre più pesanti.
Il sentiero procede a volte imboscato ed a volte allo scoperto.
Allora si possono ammirare i fantastici panorami che si offrono alla vista: La Valle del Rosa, il Montalto, Serra Scodellaro e i contrafforti della
Mula da un lato; Il versante del Tirreno dall'altro.
Poi la cima di Monte la Caccia, di Monte Pietricelle e in lontananza
i selvaggi torrioni della Montea con i suoi ripidi saliscendi e i suoi
profondi dirupi.
Lungo il cammino alterniamo momenti di dialogo a lunghi periodi
di silenzio. La stanchezza e la fatica sono tali che anche il solo parlare
produce uno sforzo.
La montagna ha tanti volti...La montagna ha tante sfumature....
La montagna ha tante dimensioni.
Qui in questi luoghi selvaggi, isolati, a contatto con la sola impervia
natura, le amicizie si rinsaldano e gli affetti si consolidano.
In compagnia di un amico... un compagno verso cui si ha stima, affetto,
fiducia, si creano momenti in cui ci si confidano i propri stati d'animo.
Ci si raccontano cose particolari, ci si sfoga per i problemi, ci si chiedono
consigli e pareri sapendo che dall'altra parte possono venire solo
commenti sinceri.
Nello stesso tempo nei lunghi momenti di solitudine, con la mente
si varcano mille frontiere Si cerca la soluzione di tante situazioni.
Si cercano le risposte a molti interrogativi.
Si pensa agli errori...a dove si è sbagliato...a come farsi perdonare...
a come riparare i torti fatti...a quelli subiti.
Si pensa ai momenti belli ed ai momenti tristi.
Si pensa alle persone care..alle persone con cui vorresti condividere
queste magiche esperienze.

Più si sale e più il sentiero diventa ripido e difficile.
Incontriamo un punto un po critico in cui la sottile cresta si apre
su due pericolosi passaggi e quindi diventa necessario assicurarci
ed usare la corda per poterli superare.
La linea della vetta sembra lontanissima. Più saliamo e più
sembra che si allontani.
Ormai la stanchezza è tale che ogni 5 o 6 passi ci dobbiamo
fermare a prendere fiato.
L'ultimo pezzo oltre ad essere ripidissimo è anche coperto da
vegetazione. I rami degli alberi che si intrecciano fra loro
rendono ancora più faticoso l'avanzare.
Dopo un periodo che sembra interminabile arriviamo sull'ultima
cresta. Il filo di cresta che porta alla vetta è molto suggestivo.
Sotto di noi pareti a strapiombo e profondi dirupi si
alternano a ripidi declivii e austeri torrioni rocciosi.
Ci sembra di profanare un luogo selvaggio. Un tempio ostile
e minaccioso.
Raggiungo la vetta, seguito subito dopo da Max.
L'abbraccio del vento che mi avvolge è fantastico.
Di colpo mi rendo conto che ce l'abbiamo fatta.
L'impresa è compiuta.
E' stata durissima ma siamo arrivati in vetta.
stanchi ma felici.
Finalmente mi posso rilassare. La tensione un po si placa
e quindi ho il tempo di osservare, di guardarmi intorno con un
po di calma.
Ciò che vedo sembra surreale, magico.
Sembra di essere immerso in un mondo fatato.
La, dove ci dovrebbe essere il mare, c'è una maestosa distesa di nuvole
di un bianco ovattato, soffice, che si perde a vista d'occhio, e contrasta
con l'azzurro del cielo nel punto dove due invisibili linee formano
il lontano orizzonte.
I raggi del sole, che si tingono di un rosso infuocato man mano
che si avvicina il tramonto, creano dei giochi di luci ed ombre
e colorano le informi masse di nuvole che, muovendosi leggermente
sotto la spinta di un caldo vento, danno l'effetto ottico di un mare
bianco, fantastico, in continuo movimento per l'azione di una
immaginaria corrente.
Non c'è differenza tra il mare e la costa. Cè solo un immenso bianco
da cui spuntano a tratti le scure forme coniche di qualche collina
o di qualche promontorio..
Le nuvole che avanzano verso la terraferma, creano dei sublimi effetti
ottici che graziano la vista e deliziano i sensi di chi può godere di
tanta magnificienza:
A volte si insinuano nei valloni come un lungo serpente bianco, a
volte scendono dalle colline formando delle soffici cascate di un
inesistente fiume.
Rimarrei ad ammirare e a illuminarmi di tanta grandezza per
molto tempo ancora, ma un'occhiata all'orologio mi riporta alla
realtà. Le lancette ci ricordano che tra poco farà buio e noi
abbiamo ancora tutta la strada del ritorno da percorrere.
Allora inizia un'altra corsa contro il tempo, contro il buio della
notte che incombe.
Ci fermiamo ogni tanto per immortalare il sole che infiamando il tutto, muore fra le nuvole per rinascere chissà dove, e il rossore
dell'orizzonte che sembra un eterno e interminabile fuoco.
Ci fermiamo per ammirare il mare bianco di nuvole assumere
colori ardenti e contrastanti col buio che ha già oscurato
l'altro lontano versante.
Lo stesso buio ci sorprende mentre percorriamo l'ultimo
tratto di sentiero.
La montagna di notte assume un'altra forma. Incute timore.
Crea forme bizzarre.
Due luci perforano l'oscurità mentre gli ultimi stanchi passi ci
portano alla fine di questa straordinaria avventura.
Alla Fontana di Cornia, l'acqua che scende nella gola, dà nuova
forza al mio corpo stremato.
Le membra si rilassano e la tensione cala.
E' il momento in cui la stanchezza ti assale e gli sforzi e le fatiche della
giornata ti presentano il conto.
Non riesci a capire, a ragionare razionalmente. Hai fame, hai sonno,
hai tutto e non hai niente.
La testa lotta per assimilare tutte le emozioni della giornata.
La mente è estasiata dalle tante visioni fiabesche.
Mentre in auto scendiamo verso la realtà, con gli occhi osservo
l'oscuro profilo della cresta che si distingue appena dal buio
della notte coronata di stelle.
Mi sembra di aver compiuto un viaggio fantastico in una
dimensione parallela.
Una dimensione in cui la pura bellezza si confonde con
l'estasi della surrealità.
Ne esci fuori con la sensazione di essere appartenuto ad un disegno.
Di essere stato prescelto.
Di aver fatto parte di un magico sogno.
Ti svegli con una piacevole sensazione e cerchi di ricordare
il tutto, e tra le tante visioni nebulose, alcune sono invece chiare:
la montagna....due uomini ... e ... l'impossibile.

lunedì 9 novembre 2009

*** IL BRIVIDO DEL VUOTO ***













































Alcuni la chiamano la cengia sul raganello!!! Alcuni lo chiamano il sentiero delle capre. Io penso di non sbagliare a chiamarlo l'orlo dell'abisso.... Ed è proprio su quest'orlo che domenica scorsa i soliti " irriducibili " siamo andati a misurare il nostro coraggio e forse la nostra follia. La mattina all'appuntamento siamo io, Max e Gigi. La giornata non è proprio l'ideale infatti le previsioni portano pioggia nel pomeriggio , ma sul versante ionico è limpido e forse non dovrebbe piovere. Arrivati sul posto, lasciamo le macchine e controllati gli zaini e le attrezzature che ci servono, prendiamo il sentiero che porta sulla Timpa del Demanio. Imboccato il sentierino che scende verso destra, di li a poco ci troviamo di fronte a uno spettacolo pauroso, da brividi, ma nello stesso tempo affascinante. Un largo canyon alto forse 5oo metri. Una lunga ferita nelle cui profondità scorre impetuoso il Torrente Raganello. Sotto di noi il paesino di Civita che dall'alto sembra un presepe, poi questo abisso che continua a perdersi a vista d'occhio e in lontananza sull'altro lato del torrente le imponenti timpe di Cassano e di Porace. Dal basso questa parete l'avevo vista parecchie volte e già faceva la sua bella impressione, ma dall'alto è tutta un'altra cosa. Al primo impatto una sensazione di vuoto. Sento crescere in me la paura e una vocina dentro dice di tornare indietro. Mentre percorriamo il sentierino che costeggia l'abisso, questa paura non mi lascia, questo senso di apprensione non diminuisce nemmeno di fronte alla bellezza del luogo. Nello stesso tempo l'adrenalina sale, questo fascino del vuoto, questa ebbrezza del pericolo , sembrano accarezzarmi , un perverso e dolce invito ad andare avanti. L'apice poi lo raggiungo quando arriviamo all'entrata vera e propria della cengia. Quando Max mi indica qual'è, provo una specie di pressione al petto. I miei occhi vedono una striscia di sentierino che taglia la parete con un salto di 400 metri in basso. Questo è il momento in cui penso veramente di arrendermi. Non fa per me...voglio andare via. Anche Gigi ha paura. Poi penso che è normale avere paura. Non sarebbe normale il contrario. L'impatto con questa altezza porta un pò di apprensione. Poi vedo Max (lu ciuatu) che si sta arrotolando dalle risate nel vedere i nostri visi preoccupati. Ci fa addirittura un filmato e continua a ridere. Comunque scendiamo e ci caliamo nella cengia vera e propria . Da qui in poi la mia paura passa, sono tranquillo. Sono concentrato e sto attento a dove metto i piedi. Passo dopo passo percorro questa esile cengia con la sicurezza di sempre e capisco che è stato solo il primo impatto a mettermi paura. Neanche i 400 metri di vuoto mi fanno più impressione. Mi godo questa nuova avventura con la consapevolezza di essere forte ma nello stesso tempo umile. Provo emozioni diverse. Non è la solita escursione. Qua c'è tutto di più. C'è l'ebbrezza del rischio!!! C'è il brivido del vuoto!!! C'è l'adrenalinico tremito del pericolo!!! C'è l'intensità della paura!!! C'è l'esaltazione!!! C'è un pizzico di follia!!! C'è l'entusiasmo!!! C'è il volersi misurare per capire dove puoi arrivare. Il tempo, che all'inizio è stato clemente, decide di cambiare. Nuvoloni scuri arrivano verso di noi e capiamo che non è possibile andare oltre. Non sarebbe troppo salutare farci sorprendere da un temporale sulla cengia. Allora si torna indietro. La cengia rimane la. Possiamo venire a completarla un'altra volta. Infatti arrivati alle macchine iniziano a cadere le prime gocce di pioggia. A questo punto, visto che ancora è presto, non ci rimane altro che andare a rifugiarci nel ristorante che più di una volta ci ha visti reduci da uscite purtroppo interrotte dal maltempo. GIGINO........ ASPETTACI.........STIAMO ARRIVANDO...... Anche queste cose son figlie della montagna............. o no??????