lunedì 26 ottobre 2009

*** IL SELVAGGIO RICHIAMO DELLA MONTEA ***



Come una maledizione. Erano ormai 5 o 6 settimane che il
pazzo autunno di quest'anno, ci riservava pioggia ogni fine
settimana. Quasi ad impedirci di andare in montagna.
In più... Lei.... La Montea.... L'unica... l'irresistibile... la più selvaggia
dell'intero Parco Del Pollino.








Da tre settimane ci lanciava la sua silenziosa sfida. Due volte
avevamo tentato, due volte ci eravamo dovuti arrendere. E
lei ogni volta, il giorno dopo, da lontano, sembrava deriderci
coi suoi riflessi e le sue nuvole, quasi ad intimarci di non riprovare.
Eppure ogni volta che la guardavo, sentivo quel richiamo irresistibile.
Quel senso di impotenza, quel sapore amaro della rinuncia non mi lasciava.
In egual modo la voglia di andare in montagna era troppo forte... era palpabile...
ne sentivo il bisogno, cosi come sentivo il bisogno di riprovare per l'ennesima



volta, a risalire le sue irte pendici.
La settimana ci aveva riservato pioggia e temperature basse. Sulle cime del
Pollino era comparsa la prima neve.
Per il fine settimana si prospettava un'uscita invernale nella neve.
Invece l'alzarsi delle temperature e la pioggia costante, avevano sciolto l'esile
manto bianco, e di conseguenza fatto sfumare anche l'uscita.
Era come un segno del destino... un appuntamento da non mancare...
l'ennesimo "maligno" messaggio.
Sabato sera mi chiama il mio amico max, mi dice se vogliamo tentare
di nuovo a risalire la Montea, visto che a quanto sembra, sul versante
nord-ovest non dovrebbe piovere. Naturalmente per me va bene, visto
che era già "tutto scritto".



Dopo un paio d'ore di sonno (se ne guadagna una perchè nella notte torna l'ora
legale), suona la sveglia. Presto, anzi prestissimo, alle 03,30.
Partenza alle 04,00 per ritrovarci a S. Agata d'Esaro alle 05,00.
Il tempo non è bello, pioviggina ma nel cielo sopra la Montea , brilla qualche
sporadica stella. All'appuntamento ci troviamo in tre: Io, Max e Luigi.
Andiamo a lasciare la mia Suzuki vicino al punto d'arrivo presso la "Fontana
di Cornia", e poi ci avviamo con la Panda di Max verso la località di partenza
(Renazzo), dove ci aspetta Giuseppe il quarto componente dell'uscita di oggi.



Programma: attraversata integrale della Montea da Ovest ad Est, con partenza
da Renazzo , risalita per il Passo del Faghitello, Passo della Melara e la Cresta
Nord-Ovest, e discesa lungo la via classica fino alla Fontana di Cornia.
Alle 6,15 si parte. Non piove per fortuna ma il tempo è instabile. La montagna,
su in alto, è immersa in una fitta nebbia.
Le prime emozioni ce le riservano i colori del bosco, che in questo periodo
autunnale, è fantastico. Una cacofonia di toni che vanno dal verde al marrone,
dal rossiccio al giallo. Uno spettacolo che ci fa dimenticare l'alzataccia di
questa mattina.


Risaliamo l'Esaro, più ricco d'acqua per le continue pioggie. Oggi le sue
cascate sono più suggestive coi salti immersi in un chiaro - scuro in cui i
colori delle rocce contrastano con la limpidezza dell'acqua.
Man mano che saliamo lungo il sentiero (ormai quasi a memoria dopo i
tentativi passati) la nebbia si fa più fitta e più avanti incontriamo i cavi della
vecchia teleferica che portava a valle i tronchi durante il disboscamento
selvaggio degli anni '30, segni di un passato fin troppo recente.
Arrivati al Passo del Faghitello, facciamo una piccola sosta per ammirare



i variopinti tratti di bosco che spuntano dalla nebbia. Il tempo di scattare anche
qualche foto e poi si prosegue sul sentiero che da li a poco, ci porta al Passo della Melara.
Il vento freddo e pungente che proviene da nord, ci fa capire che ormai in
montagna è inverno. Al passo, troviamo i resti e le puleggie della vecchia teleferica
che sembrano vigilare su questi luoghi selvaggi.
Dopo esserci rifocillati, iniziamo a risalire l'irta cresta Nord - Ovest che ci porterà
sulla vetta. All'uscita del bosco il paesaggio si fa un po spettrale. Sembra uno
scenario surreale. La fitta nebbia... i rami secchi dei pini loricati che sembrano quasi
artigli sospesi a mezz'aria... il silenzio innaturale rotto solo dai sibili di un



un minaccioso vento... quattro figure che come automi, salgono la ripida cresta
ormai senza sentiero che si perde nel nulla.
Solo ogni tanto si intravede l'ombra di qualche sperone roccioso che nella nebbia
assume forme indefinite ed inquietanti, come un gigante posto a guardia del
territorio pronto a punire chi è venuto a disturbare la sua quiete.
Si continua a salire. I respiri che si fanno affannosi... i muscoli che protestano...
i sensi tutti all'erta e nella testa tanti se...molti perchè...mille domande.
Chi sono io?......cosa ci faccio qua?........perchè non sono nel letto a poltrire?...


sono normale?......cosa mi spinge?...... Le risposte sono tante e senza parole.
Perchè mi sento bene.....perchè sono felice....perchè mi sento libero.
Libero di capire.......di osservare.....di imparare......di sbagliare......di amare.
Perchè mi sento piccolo di fronte a tanta grandezza.....perchè vedo la
montagna con occhi diversi.......perchè vedo il suo vero volto..... perchè
gusto la sua bellezza.....perchè soffro per le tante ferite che gli
abbiamo inflitto......perchè respiro la sua essenza....perchè sento il suo battito....
perchè assaporo i suoi profumi....perchè mi nutro della sua luce.....perchè
mi giubilo dei suo colori.....perchè sono una sua cretura.



Sull'anticima ci sembra di essere sospesi nel vuoto. Davanti a noi c'è solo nebbia,
dietro gli ultimi segni di vegetazione scompaiono man mano che proseguiamo.
Ormai abbiamo perso la speranza di trovare su in vetta il cielo azzurro.
Sarebbe stato bello trovarsi sopra le nuvole.
Dall'anticima si prosegue verso la vetta, su una delle più belle creste che io
abbia mai visto. Esile......Sottile.
Una linea di irte guglie di roccia che si perde nell'indefinibile. E sotto, profondi
dirupi....... ripidi canaloni.......alte pareti.......scoscese pietraie.
Il paradiso per chi ama l'alpinismo. Rimango estasiato da tanta bellezza,
la mia mente vaga mentre i miei occhi non riescono a staccarsi da questo
spettacolo. Già mi vedo con ramponi e piccozze a risalire questi canaloni.
innevati e ghiacciati.




Sempre seguendo la linea di cresta, lungo una serie di austeri saliscendi e
pericolosi declivii, ad un tratto ci troviamo di fronte l'ombra imponente della
vetta, che immersa nela nebbia, domina dall'alto.
CE L'ABBIAMO FATTA!!!!! SIAMO SULLA CIMA PIU' ALTA DELLA MONTEA!!!!!
Il gelido vento che ci investe non ci impedisce di rallegrarci e di complimentarci
a vicenda per il compimento dell'impresa.
Le mani che si intrecciano e le pacche sulle spalle esprimono meglio delle parole
le intense sensazioni che si avvertono.....ciò che si prova in questo momento.
Questi sono i momenti in cui la la stanchezza sparisce.....la fatica viene dimenticata...;
Sono i momenti in cui si viene ripagati della tenacia.....degli sforzi...dei sacrifici;
Sono i momenti in cui si entra in simbiosi con la montagna;
Sono i momenti in cui si capisce che non se ne puo fare a meno;
Sono i momenti in cui ci si sente parte di essa.


Dopo qualche click fotografico ci avviamo verso la seconda vetta, dove c'è il
punto trigonometrico militare. Una lunga linea di cresta separa le due vette.
Il fascino di questa montagna è anche questo. Anzi, è sopratutto questo: una
cresta infinita, piena di saliscendi che ti accompagna dall'inizio alla fine.
Superata la seconda vetta si inizia a scendere dalla parte opposta.
La discesa verso l'altro versante è intensamente suggestiva....affascinante.
Un susseguirsi di crinali uno più bello dell'altro. Un cammino che sembra non
finire mai.
Un sublime filo di cresta con a destra e a sinistra paurosi vuoti e vedute
mozzafiato sui versanti sottostanti.




Peccato che oggi la nebbia ci ha impedito di ammirare lo spettacolo dei panorami
che si godono da quassù....le sublimi visioni che si aprono all'orizzonte: la
veduta dei due mari, il Tirreno e lo Jonio; La vista delle lontane Isole Eolie; La
Valle Dell'Esaro; La Valle Del Corvino; La Valle Del Rosa; LaMula;
Il Cannitello; Il Pietricelle; Il Cozzo Del Pellegrino; Il Massiccio del Pollino fino
al Monte Sellaro.
Continuamo a scendere. A tratti la coltre di nebbia si dirada e scorci di
paesaggi si offrono ai nostri occhi.
Spicchi di cielo azzurro che subito vengono ricoperti.
Dabbàsso i boschi variopinti ci danno la misura dell'altezza e, a Ovest, un tratto di
Mar Tirreno infuocato dal sole, brilla nel nero delle nuvole.
Scendiamo ancora, su sentieri a volte aperti ed a volte imboscati. In uno di
questi ultimi, su un pino, abbiamo la fortuna di intravedere e di ammirare
uno scoiattolo nero il quale, sobbalzando da un ramo all'altro ed a volte
mimetizzandosi, cerca di sottrarsi ai nostri sguardi ed agli obiettivi delle nostre
fotocamere. Alla fine si sistema su un alto ramo ed incurante della nostra
presenza, inizia ad ignorarci.



Arriviamo alla Fontana di Cornia. L'ultima emozione ci è data da un bel cavallo
che dopo averci osservato, continua a pascolare liberamente e ci offre
l'opportunità di un ultimo click.
L'escursione è finita. L'impresa è compiuta.
Un piacevole senso di appagamento contrasta con la giusta stanchezza.
I nostri visi, un pò segnati dalla fatica, non riescono a trattenere la
soddisfazione per l'avventura di oggi.
Sul sentiero che ci porta alla macchina, ormai rilassato, a volte mi isolo un po,
immerso nei miei pensieri. Penso alla giornata di oggi.... alla sveglia presto.
Sorrido quando mi tornano in mente le battute dei miei compagni di viaggio.
E' stato bello oggi fare quest'esperienza assieme a loro .
Penso alla fatica... alla costanza....alla voglia di andare avanti nonostante la
stanchezza.




Penso alla bellezza di questi luoghi....penso al pizzico di incoscienza che ci ha
spinto nella nebbia......
Cerco di gustarmi tutto ciò che ho assimilato in quest'avventura.......
Ora mi sento bene...non sento più quel senso di incompletezza che provavo
negli ultimi tempi.....come se mi mancasse qualcosa.....
Avvertivo delle sensazioni strane......una sorta di malinconia.
Mi volto spesso a guardare la montagna immersa nella nebbia....i suoi colori.
Cerco di individuare il percorso che abbiamo fatto e mi sento sereno...mi sento
felice... perchè ho capito che tutto ciò che sentivo in questi gioni non era altro che
IL RICHIAMO SELVAGGIO DELLA MONTEA!!!!!!