giovedì 8 agosto 2013

LA " 2 GIORNI " DEL SANTACROCE



PREMESSA:

Il tutto nasce da una discussione con alcuni soci 
del CAI, che avendo visto le foto della bellissima discesa
 del Fiume Santacroce a Bocchigliero, entusiasti, avevano
 chiesto a me e Massimo di proporla nel programma
 Cai di quest’anno.

PROLOGO:

Allo svincolo dell’A3 SA - RC di Cosenza sud, la 
temperatura ondeggia fra i 30 e i 35 gradi. Una leggera 
nebbiolina di calore, bagna di sudore e fa appiccicare
 gli indumenti alla pelle. Quest’afa tremenda gioca 
brutti scherzi; Mentre aspettiamo che all’appuntamento 
arrivino gli altri, guardando davanti a me verso i 
contrafforti della Sila, vedo cascatelle rinfrescanti di
 acqua limpida ed in ogni ansa, le “cantine” di 
Longobucco con gli osti che ci versano file e file
 di bicchieri di buon vino fresco.

SABATO 27 LUGLIO 2013, ORE 19,30.

Arriviamo a Longobucco un po’ in ritardo, ma tutti 
pronti a carichi  e decisi a fare la nostra parte. Siamo 
in 14, oltre ai soci del CAI, abbiamo gli amici di Reggio C. ,
 La mia ragazza di Brescia, due componenti della
 squadra forra del CNSAS CALABRIA “Stazione Pollino”, e
 “l’esperto” della zona : Domenico , del CAI di Cosenza.
 Il Dott. Torcasio, sempre del Soccorso Alpino, ci 
raggiungerà domani.
Ci incontriamo con l’amico Mimmo che ci ha 
procurato le stanze per dormire. Ci sistemiamo
 negli alloggi e una bella doccia ristoratrice ci 
toglie un po’ di stanchezza e un po’ di caldo addosso. 
Longobucco è un paese caratteristico, accogliente
 e pieno di vita. La sua piazza ci vede tutti pronti 
agli appuntamenti della serata, carichi e smaniosi 
di iniziare il “giro delle  sue cantine” e poi di gustare
 una splendida cena in un locale del posto. La compagnia
 è simpatica ed allegra e dopo le prime due cantine, il
 buon vino e le  stuzzicanti degustazioni di prodotti 
tipici locali, migliorano notevolmente il nostro 
umore…siamo già belli e pronti per fare…danni!! 
Infatti alla terza cantina, tra foto ricordo particolari 
e ilarità generale, l’euforia è alle stelle cosi come
 alticcio inizia ad essere il tasso alcolico.  Finalmente 
lasciamo Ciccio e la sua osteria e ci trasferiamo
 nel ristorantino. Gli effetti dell’alcool si iniziano 
a vedere, infatti dimentico il borsellino nella cantina, ma
 non ci sono problemi e dopo averlo recuperato, 
iniziamo a cenare. La cena è molto gustosa e tra
 un bicchiere  e l’altro, un piatto di pasta e una fetta
 di carne, la serata scorre allegramente e in modo
 sereno, finchè  non vengono a chiamarci alcune 
persone del luogo, preoccupate perché hanno visto 
dei tipi arrampicarsi sui muri del ristorante, della
 chiesa e di altri palazzi. Usciamo e li tranquillizziamo,
 mentre una piccola folla di persone incredule, con
 gli occhi sbarrati, si chiedono cosa stanno facendo
 e se sono usciti di senno. Allora dopo aver spiegato
 che sono arrampicatori e che se vedono un muro 
non riescono a resistere, si calmano e forse ci
 prendono per matti anche perché nel frattempo 
se ne sono aggiunti altri, fra cui il sottoscritto.
Ed è in questo frangente che conosciamo un 
personaggio straordinario: Il mitico “Compa Filippo
 di Longobucco”.  Un tipo originale e pittoresco che 
si avvicina e ci chiede: “ma cosa state facendo”?? “
dove volete salire su quei muri”?? Alla fine la 
serata prosegue con noi che arrampichiamo su
 ogni muro della piazza, “Compa Filippo” che 
oltre a far la corte alle dame del gruppo, si arrampica
 sulle grondaie e il giro delle cantine prosegue nei bar, 
dove i bicchieri di birra alla spina sostituiscono quelli
 del vino e fanno si che il rapporto con la gente del 
luogo, la quale ormai ha capito che siamo un po’ 
giocherelloni , cioè “Ciuati”, si salda . E soprattutto
 si rafforza quello con “Compa Filippo”!!  Intanto è già 
quasi mezzanotte, qualcuno è andato a dormire, e noi
 altri, con l’uscita del fiume di domani già quasi 
compromessa, decidiamo di seguirli.  Cosi dopo aver
 salutato gli altri avventori della piazza e “Compa Filippo”
 che ci promette di farsi vedere domani mattina, 
ci ritiriamo nei nostri alloggi.

DOMENICA 28 LUGLIO 2013, ORE 07,00.

Ci ritroviamo tutti al bar per la colazione, un po’
 assonnati ma tutto sommato pronti. Dopo un bel
 caffè ci sentiamo meglio e ci prepariamo per andare 
via , direzione Bocchigliero , dove si trova la nostra
 meta : il Santacroce.  Andiamo a prendere le auto 
ed ecco che sentendomi chiamare mi volto e vedo
 “Compa Filippo” con uno splendido Pincher  che
 viene verso di noi. Saluti e carezze al cane e siamo
 pronti a partire.  Sulla strada per Bocchigliero, ci
 aspetta il Dottor Torcasio e quindi ora la compagnia 
è completa: siamo in 16 visto che si è aggiunto anche
 l’amico Mimmo. A Bocchigliero, dopo 40 minuti di
 macchina, raggiungiamo il punto dove entreremo nel 
fiume, e qua, lasciata la maggior parte del gruppo, io
 e gli altri autisti andiamo a lasciare le auto a valle del 
fiume, cosi da trovarle quando usciremo dalla forra. 
Sistemate le auto, ritorniamo indietro e raggiungiamo 
gli altri che nel frattempo si sono preparati con mute, 
discensori e quant’altro serve. Cambiatici anche noi 
ci avviamo, anche perché son quasi le 11,00 e
 abbiamo 4 km di fiume da percorrere e 5 o 6 salti da fare.
 Il Santacroce è un bellissimo fiume che scorre a 
Bocchigliero e sfocia nel Mar Ionio, data la poca 
altitudine (600 m  circa), l’acqua è abbastanza calda
 e data la stagione la portata è limitata.  Il percorso
 integrale, che faremo oggi, prevede circa 5 salti
 tecnici di cui l’ultimo di 22 m  da affrontare con 
attrezzature e tecniche da forra. Dopo un breve 
briefing, iniziamo a discendere il fiume e dopo un 
po’ arriviamo al primo salto. I tecnici della squadra, 
subito preparano le calate  e dopo un po’ siamo 
pronti a scendere. Tutti imbragati e attrezzati chi 
con discensori a otto e chi con “pirana”, iniziamo 
la calata. La maggior parte del gruppo, ha già avuto 
esperienze di questo genere, ma per altri è la prima 
volta e nei visi scorrono emozioni diverse: 
preoccupazione, paura, coraggio, determinazione
 , gioia e  soddisfazione. Superato il primo salto 
si continua a scendere tra tuffi, toboga, pozze 
d’acqua in cui bagnarsi e divertirsi. Al secondo 
salto Fernanda, rompe il ghiaccio e fa la sua 
prima calata in modo autonomo. Se la cava 
benissimo, ormai è pronta per affrontare anche 
il resto, nonostante la normale “fifarella”. 
Tutto procede per il meglio, tutti hanno 
assaggiato la forra  e preso confidenza coi 
discensori e con le calate e quindi si procede
 in modo veloce, anche perché essendo in 16 
e avendo due corde, nel frattempo che il resto 
del gruppo finisce di calarsi, chi è già sceso va
 avanti ad attrezzare l’altro salto e inizia l’altra
 calata. D’Estate è sempre magico discendere i 
fiumi, e questa esperienza di guidare una uscita 
ufficiale del CAI di Castrovillari (che tra l’altro è 
la prima in assoluto), in una forra tecnica, è 
straordinario. Cosi come sono straordinari tutti 
i partecipanti. Siamo bella gente che sa divertirsi
 ma sa anche come comportarsi quando si fanno
 le cose serie, dove la sicurezza e l’umiltà,
 vengono al primo posto.
Si continua a scendere tra foto ricordo, pause
 per sgranocchiare qualcosa e giochi d’acqua, 
l’umore è sempre allegro anche se qualcuno
 non abituato a queste esperienze, inizia a 
sentire un po’ di stanchezza.
Arriviamo all’ultimo salto, il più lungo…il più bello!!
 La cascata grande!! .
Qua il fiume forma una pozza di acqua limpida
 e poi scorrendo in una strettoia , precipita a valle 
in uno spettacolare salto di 22 m. Mentre ci
 prepariamo, i bravi tecnici hanno già attrezzato 
la calata e sono pronti a far calare le persone.
 Questa è la seconda volta che faccio questo fiume 
e l’emozione è sempre grande,  quando sei li sopra 
con l’acqua che scende in mezzo alle tue gambe e 
tu che danzi sulla roccia bagnata, il tempo si 
confonde con lo spazio e non esiste nient’altro, 
vai quasi in trance e ti svegli solo dopo che ti sei 
tuffato nella pozza alla fine della cascata e, con 
l’acqua che scorre sopra la tua testa, metti a fuoco 
le cose , le persone, i rumori e ritorni nella realtà 
con la gioia nel cuore e la soddisfazione nel viso.
Uno alla volta ci caliamo, da giù arrivano le grida 
di incoraggiamento e gli schiamazzi di chi è già sceso
 e con la concentrazione al massimo, passo dopo 
passo arriviamo giù, dove gli abbracci,  le pacche sulle
 spalle e i complimenti specie alle nostre quote rosa 
(Karlaaaa, Fernanda, Mariella, Concetta e Giovanna) 
e a chi ha fatto per la prima volta questa esperienza,
 non si contano.
Scesi tutti possiamo abbandonarci a un bel bagno
 liberatorio dove gli urli e le grida la fanno da padrone. 
Abbiamo superato alla grande il tratto tecnico e 
difficoltoso e anche se alla fine del percorso manca
 ancora tanto, il morale è alle stelle e la 
contentezza è tanta.
Dopo l’inevitabile foto di gruppo, ci avviamo
 verso la fine di questa bella avventura . 
Per arrivare alle macchine, abbiamo ancora 
un’ora e mezzo di fiume da scendere, e anche se 
non ci sono salti, bisogna proseguire con prudenza
 e doppia concentrazione perché gli incidenti 
succedono proprio quando si è stanchi o quando 
si crede che i pericoli siano finiti. 
Per fortuna tutto procede per il meglio e chi 
prima e chi dopo, arriviamo al punto dove 
sono state lasciate le auto.
Dopo esserci cambiati e rifocillati, facciamo
 un breve briefing finale in cui ognuno
 esprime le proprie considerazione , e felicitandoci 
un po’ tutti per la buona riuscita dell’escursione, 
ci avviamo verso Bocchigliero dove ci aspetta 
una bella birra alla spina ghiacciata…naturalmente 
“media”!!! E’ arrivato il momento dei saluti,ognuno
 deve rientrare alla propria casa, la strada è bella
 lunga e per alcuni anche molto.
 E’ sempre un piacere rivedere tanti amici , 
sparsi un po’ dappertutto, è bello fare cose assieme, 
è bello fraternizzare, è bello condividere esperienze
 di questo genere. Io poi sono particolarmente contento 
per Fernanda , la mia ragazza. Le ferie sono state 
organizzate anche in virtù di questa uscita, e il fatto
 che lei ha preso confidenza con le tecniche e il 
discensore, e alla sua seconda esperienza di questo 
genere, si è gestita autonomamente nelle calate ,
 anche nell’ultima, la più alta,  superando la prova 
in modo positivo come una “buona aspirante forrista”, 
mi riempie di gioia e di soddisfazione. 
D’altronde per stare con me ormai da tutto 
questo tempo, deve essere un po’ pazzerella anche lei.
Arrivati al punto dove avevamo lasciato le
 macchine “superflue”, i saluti , i baci e gli abbracci si 
susseguono e poi ognuno, con la promessa di 
rivederci presto, prende la via di casa.

EPILOGO

Cosenza questa sera è abbastanza fresca e ventilata. 
Alla pizzeria “Walter”, i tavolini fuori son quasi tutti
 pieni ma qualcuno è ancora libero.
 Siamo in cinque, abbiamo sete…abbiamo fame!!! 
 Siamo quelli che restano…
quelli che ancora hanno un briciolo di energia.
La ragazza ci porta la brutta notizia che la
 birra alla spina è finita, è una vera sfiga!!! 
Ma possiamo sempre rimediare con quella
 in bottiglia. Arriva la pizza, arriva la birra
 e arriva il resoconto della giornata, i fatti salienti, 
cosa è andato , cosa non è andato. 
Ma soprattutto arriva la consapevolezza che 
ormai viviamo di queste cose, e mentre andiamo
 via e ci salutiamo, le nostre parole 
sono: “Allora…??? a che ora ci troviamo per l’altro fiume”????