mercoledì 25 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
*** LA MONTAGNA...DUE UOMINI...e... l'impossibile ***
Il silenzio era rotto solamente dagli scoppiettii delle foglie e dagli
schiocchi dei rami che si spezzavano sotto i passi.
Il sottobosco era un mare variopinto di foglie cadute, mentre
gli alberi spogli si preparavano ad affrontare un altro inverno.
La mattinata era limpida, calda e luminosa.
Il calore dei raggi del sole, faceva presagire che sarebbe stata
una giornata molto calda...........e molto lunga.
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Sul sentiero che da Fontana di Cornia porta alla Tavola dei briganti,
alcuni cavalli allo stato brado sembravano volere impedire
il passaggio, quasi a contrastare il cammino dell'uscita odierna.
Un itinerario affascinante, coraggioso, forse un po azzardato: Fontana
di Cornia - Tavola dei Briganti - Ascesa verso il Passo del Palombaro -
Risalita della Cresta Nord - Est della Montea.
escursione dura. Dopo appena pochi passi Io e Max eravamo già stanchi
Eravamo consapevoli che non sarebbe stato facile, ma sapevamo
che non ci saremmo arresi facilmente, almeno non senza combattere.
Arrivati alla Tavola dei Briganti, dopo aver osservato con evidente
disgusto lo scempio dei tiranti d'acciaio, diamo un'occhiata alla cartina.
A monte ci dovrebbe essere un sentiero che tagliando il versante
dobrebbe portare al Passo del Palombaro.
Dopo una serie di saliscendi e attraversamenti finalmente troviamo
una pista. Iniziamo a percorrerla mentre il tempo scorre veloce e
le nostre menti lavorano cercando di calcolare i tempi, di valutare
il tutto perchè non vorremmo farci sorprendere dal buio mentre
siamo ancora in montagna.
Ma le previsioni non sono rosee.
Al Passo del Palombaro una piccola sosta per dissetarci e buttare un
po di calorie nei nostri corpi. Tra le altre cose rileviamo che l'acqua e i
liquidi che abbiamo portato, forse non saranno sufficienti visto il
caldo forte e la fatica e quindi c'è il rischio di soffrire la sete se non
dosiamo bene le bevute.
Da qui si vede la lunga cresta che sale verso la vetta della Montea.
Dopo un po ci avviamo ed iniziamo a salire. Un rapido attraversamento
nel bosco ed attacchiamo la cresta..
Un invisibile sentiero si inerpica fra la vegetazione. Lo percorriamo
con i passi che si fanno sempre più pesanti.
Il sentiero procede a volte imboscato ed a volte allo scoperto.
Finalmente mi posso rilassare. La tensione un po si placa
po di calma.
di un bianco ovattato, soffice, che si perde a vista d'occhio, e contrasta
lunedì 9 novembre 2009
*** IL BRIVIDO DEL VUOTO ***
Alcuni la chiamano la cengia sul raganello!!! Alcuni lo chiamano il sentiero delle capre. Io penso di non sbagliare a chiamarlo l'orlo dell'abisso.... Ed è proprio su quest'orlo che domenica scorsa i soliti " irriducibili " siamo andati a misurare il nostro coraggio e forse la nostra follia. La mattina all'appuntamento siamo io, Max e Gigi. La giornata non è proprio l'ideale infatti le previsioni portano pioggia nel pomeriggio , ma sul versante ionico è limpido e forse non dovrebbe piovere. Arrivati sul posto, lasciamo le macchine e controllati gli zaini e le attrezzature che ci servono, prendiamo il sentiero che porta sulla Timpa del Demanio. Imboccato il sentierino che scende verso destra, di li a poco ci troviamo di fronte a uno spettacolo pauroso, da brividi, ma nello stesso tempo affascinante. Un largo canyon alto forse 5oo metri. Una lunga ferita nelle cui profondità scorre impetuoso il Torrente Raganello. Sotto di noi il paesino di Civita che dall'alto sembra un presepe, poi questo abisso che continua a perdersi a vista d'occhio e in lontananza sull'altro lato del torrente le imponenti timpe di Cassano e di Porace. Dal basso questa parete l'avevo vista parecchie volte e già faceva la sua bella impressione, ma dall'alto è tutta un'altra cosa. Al primo impatto una sensazione di vuoto. Sento crescere in me la paura e una vocina dentro dice di tornare indietro. Mentre percorriamo il sentierino che costeggia l'abisso, questa paura non mi lascia, questo senso di apprensione non diminuisce nemmeno di fronte alla bellezza del luogo. Nello stesso tempo l'adrenalina sale, questo fascino del vuoto, questa ebbrezza del pericolo , sembrano accarezzarmi , un perverso e dolce invito ad andare avanti. L'apice poi lo raggiungo quando arriviamo all'entrata vera e propria della cengia. Quando Max mi indica qual'è, provo una specie di pressione al petto. I miei occhi vedono una striscia di sentierino che taglia la parete con un salto di 400 metri in basso. Questo è il momento in cui penso veramente di arrendermi. Non fa per me...voglio andare via. Anche Gigi ha paura. Poi penso che è normale avere paura. Non sarebbe normale il contrario. L'impatto con questa altezza porta un pò di apprensione. Poi vedo Max (lu ciuatu) che si sta arrotolando dalle risate nel vedere i nostri visi preoccupati. Ci fa addirittura un filmato e continua a ridere. Comunque scendiamo e ci caliamo nella cengia vera e propria . Da qui in poi la mia paura passa, sono tranquillo. Sono concentrato e sto attento a dove metto i piedi. Passo dopo passo percorro questa esile cengia con la sicurezza di sempre e capisco che è stato solo il primo impatto a mettermi paura. Neanche i 400 metri di vuoto mi fanno più impressione. Mi godo questa nuova avventura con la consapevolezza di essere forte ma nello stesso tempo umile. Provo emozioni diverse. Non è la solita escursione. Qua c'è tutto di più. C'è l'ebbrezza del rischio!!! C'è il brivido del vuoto!!! C'è l'adrenalinico tremito del pericolo!!! C'è l'intensità della paura!!! C'è l'esaltazione!!! C'è un pizzico di follia!!! C'è l'entusiasmo!!! C'è il volersi misurare per capire dove puoi arrivare. Il tempo, che all'inizio è stato clemente, decide di cambiare. Nuvoloni scuri arrivano verso di noi e capiamo che non è possibile andare oltre. Non sarebbe troppo salutare farci sorprendere da un temporale sulla cengia. Allora si torna indietro. La cengia rimane la. Possiamo venire a completarla un'altra volta. Infatti arrivati alle macchine iniziano a cadere le prime gocce di pioggia. A questo punto, visto che ancora è presto, non ci rimane altro che andare a rifugiarci nel ristorante che più di una volta ci ha visti reduci da uscite purtroppo interrotte dal maltempo. GIGINO........ ASPETTACI.........STIAMO ARRIVANDO...... Anche queste cose son figlie della montagna............. o no??????