E venne il giorno della Montea. E’ inutile, sia
a
livello personale che come CAI CASTROVILLARI,
ci sono delle montagne che ogni
anno è d’d’obbligo salire!
Sia in invernale che in estiva. Una è il Dolcedorme,
l’altra è
la “Regina”, “The Queen”, la più selvaggia, la più bella: La Montea.
Dopo la bellissima uscita del gennaio 2013, in cui
trovammo una giornata da favola con scenari stupendi,
un amico del Cai di Bari
(Mino D’Amico) mi telefona
e mi chiede se si poteva organizzare
un’intersezionale
col Cai di Bari, e se possibile andare anche quest’anno
sulla
Montea. Per me va bene, è sempre un piacere
salire su quelle aspre vette. E
cosi facciamo.
Successivamente si aggiungono altri gruppi e ,
insomma, anche quest’anno
si prevede un’altra bella carovana. Come
dicevo prima: venne il giorno della Montea!
L’idea era di fare un giro ad anello salendo per la
Serra del Finocchio e poi una volta in vetta, tornare
per la via classica,
facendo un anello molto panoramico
e spettacolare. Poi con il freddo e
l’ambiente innevato,
si sperava anche in una escursione tecnica e divertente.
Ma purtroppo il “non inverno” di quest’anno ci ha
obbligati a cambiare i
programmi. Qualche giorno
prima, constatando che il versante sud era senza
neve a causa delle
scarse nevicate e delle temperature
elevate (quasi estive), parlandone con
Massimo l’altro
organizzatore , per non cambiare montagna si decide di
fare il
canale NO. Sperando di trovarlo in condizione.
Ci troviamo a Buonvicino la mattina alle 7,00. Ci
siamo
noi del Cai di Castrovillari, il Cai di Bari, Il Cai di Verbicaro,
il Cai
di Reggio C, , L’associazione Geotrek di
Castellana Grotte, il Soccorso Speleo
Calabrese
nonché amici di Grottaglie (TA) e di altre svariate
parti della
Calabria e di altre regioni. Che dire, un’altra
bella combriccola anche
quest’anno. Dulcis in fundo,
ciliegina sulla torta, il CNSAS Calabria –
Stazione Pollino,
ha organizzato per quel giorno un’esercitazione di elisoccorso
e quindi sono presenti le squadre “Tirreno” e “Montea”.
Alla partenza siamo in 32. Dopo aver attraversato
il
fiume, ci avviamo verso i ruderi dell’antico abitato
di Serrapodolo e seguiamo
il greto asciutto del torrente .
Imboccato il vallone sotto Serra Commaroso,
dopo
un bel pò incontriamo il canale. La giornata è caldissima
e serena, si
suda e nella pietraia del canale le difficoltà
sono non poche. L’anno scorso
quando con alcuni amici
l’abbiamo risalito, abbiamo trovato la neve molto tempo
prima. Dopo i primi 500 m finalmente incontriamo la neve.
Una lingua sottile,
all’inizio molto esile ma bella dura e
compatta. Promette bene. In questo punto
noi del
Soccorso ci fermiamo. Infatti è il punto scelto dove
verrà a prelevarci
l’elicottero per portarci in vetta.
Gli altri, indossati i ramponi, iniziano a
salire.
L’appuntamento è sopra, in vetta. Dato che io
e Massimo ci imbarcheremo
per primi, rimaniamo
d’accordo con gli altri che li andremo ad incrociare prima
della vetta per fare l’ultimo tratto assieme. Arrivato
l’elicottero, inizia
l’esercitazione. Purtroppo a quest’ora
sulla vetta c’è nebbia e quindi causa la
scarsa visibilità,
siamo costretti a sbarcare un pò più giù.
E’ bellissimo ammirare la Montea dall’alto, vedere i
suoi
versanti, i suoi canali, i suoi dirupi, i suoi saliscendi.
Sono esperienze
che difficilmente si potranno dimenticare.
Sbarcati Io e Massimo, in breve raggiungiamo il
canale
dove avevamo intenzione di far salire il gruppo.
Montata una corda dato
che gli ultimi 5 metri sono scoperti,
ci caliamo e discendiamo il canale per
andare ad incrociare
gli altri. Purtroppo, essendo arrivati prima di noi ,
li
manchiamo per poco. Sono saliti da un’altra parte.
Peccato, il canale era
proprio bello da salire.
Allora risaliamo e dopo un po’ ci ritroviamo tutti in
vetta.
30 persone sulla vetta della Montea per il Canale NO.
Un nutrito gruppo
di persone provenienti da varie regioni
ma animate dallo stesso spirito e dalle
stesse passioni.
E’ un grande amore per la montagna quello che spinge t
anti
individui ad alzarsi di notte e percorrere tanti km, per
poi scalare una montagna e alla fine
rifare lo stesso
percorso per tornare a casa. Sono da ammirare per la loro
passione, la loro forza e la loro determinazione.
Sono esempi di vita di cui
tutti dovrebbero far tesoro.
Sulla vetta di questa magica montagna, le visioni
sono
mozzafiato. Una linea come uno spartiacque divide la cresta.
A nord il
bianco della neve, a sud lo scuro della roccia.
Siamo quassù, le fotocamere
producono click di continuo,
pacche sulle spalle e abbracci per chi per la
prima volta
mette piede qua sopra ma anche per chi oramai ha perso
il conto di
quante volte c’è stato. E poi l’offrirsi a vicenda
ciò che ognuno ha portato,
lo scambiarsi impressioni e
pareri, il vivere assieme tante emozioni unite al piacere di
incontrare di
nuovo amici e compagni d’avventura, conoscere
gente nuova e il rinsaldarsi di
antiche amicizie è qualcosa
di stupendo…di magico. Cosi come è magico vedere
negli
occhi delle persone la gioia, la gioia e la soddisfazione che
prendono il
posto della fatica e dello sforzo.
Tutto questo non ha prezzo. Mi emoziona… e sapere
che
ho contribuito a far si che questo si verificasse, mi riempie
d’orgoglio e
di soddisfazione. Mi viene in mente il motto
del CAI per i festeggiamenti dei
150 anni: La montagna
che unisce!!! Io vorrei aggiungere: che aiuta, che forma,
che tempra, che rende felice, che fa sognare.
Arriva l’ora di scendere, è un po’ tardi e sappiamo
già
che ci prenderà il buio, ma è normale, cerchiamo di fare
in modo di arrivare
ad imboccare il sentiero alla fine del
canalone prima che scenda l’oscurità.
Una parte scende
dalla via normale (chi è sprovvisto di imbrago e doppia
piccozza), gli altri li facciamo scendere dal canalino che
avevamo in mente per
l’ultima parte della salita.
Anche questa risulterà un’altra bella esperienza
per chi
non l’aveva mai fatta. La calata in corda, la pendenza e
la neve dura producono quel po’ di adrenalina
e quel
pizzico di brivido che rendono affascinante ed incancellabile
questa
avventura. Il tutto in piena sicurezza
sotto l’occhio
del Soccorso Alpino e degli organizzatori.
Tutta gente
competente e professionale.
Tutto procede serenamente e la discesa si svolge
nel
migliore dei modi. Arrivati alla fine del canale, togliamo
i ramponi e ci
avviamo sul sentiero. Il buio ci avvolge
dopo poco tempo. Alla luce delle
frontali percorriamo l’ultimo
tratto, la stanchezza si fa sentire ma è normale,
l’uscita di
oggi non era semplice. Sono le 19,30 quando l’ultimo gruppo
raggiunge le auto.
Anche quella di oggi è stata , consentitemelo,
un’impresa
straordinaria. E’ la prima volta che 30 persone risalgono
il Canale
NO della Montea. Pensare che fino a tempo fa,
questa era solo una cosa per
pochi temerari, e il solo pensare
a tante persone in una volta sola, era
quantomeno folle.
La montagna è anche questo. Pian piano ci stiamo
avvicinando
a ciò che in altri posti è la normalità. Questa è la strada da
seguire!!
Un’altra grande soddisfazione e motivo di orgoglio è
il fatto che negli ultimi anni, grazie ad
un gruppo di alpinisti
e amanti della montagna (fra cui mi inserisco anch’io)
spinti
dallo spirito d’avventura e di esplorazione ma anche forti di
esperienze
e competenze, si stanno scoprendo tanti luoghi e
aprendo tante vie alpinistiche
nel nostro meraviglioso Parco del
Pollino. Canali, pareti che prima erano
proibitivi e sconosciuti,
man mano vengono risaliti e rivelati al popolo della montagna.
E’ l’ora di salutarci. Baci, abbracci, promesse di
rivederci presto.
Ognuno prende la via del ritorno. Sono sicuro che la giornata
di
oggi rimarrà indelebile nella mente di ognuno. Si ritornerà a casa
magari
stanchi ma piu ricchi e con la sensazione di aver vissuto
qualcosa di
importante e di straordinario.
A tutto questo abbiamo contribuito in minima parte
noi uomini,
ma il merito maggiore va a lei: “The Queen” La Montea.
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