martedì 16 febbraio 2010

*** LA FORZA DEGLI AUDACI ***












































































Le belle giornate dell’inizio settimana, il freddo secco e pungente facevano si che si prospettassero
Per domenica delle condizioni ideali per la prevista escursione in programma: Ascensione del crestone sud del Dolcedorme (direttissima).
Ma qualche dubbio c’era. Di questo inverno ballerino che ogni fine settimana ci regalava pioggia e maltempo non c’era da fidarsi.
Infatti arrivati a Venerdi le condizioni del tempo sono cambiate. Pioggia a valle e nevicate sulle montagne ad alta quota. Io e Massimo (organizzatori), subito ci siamo resi conto che purtroppo, ciò in cui speravamo, ossia una uscita con neve dura che ci avrebbe dato la possibilità di indossare i ramponi, era sfumata.
Anche per domenica le previsioni non erano rosee. Cosi man mano anche le adesioni sono venute a mancare.
Ma noi non siamo persone che si arrendono facilmente. Anzi più aumentano le difficoltà e più diventiamo tenaci e forse anche un po’ testardi. Poi bisogna dire che in inverno non sempre si può
Aspettare il bel tempo o che ci siano le condizioni ideali per fare l’uscita. A volte bisogna osare. A volte bisogna anche rischiare. Spesso le migliori escursioni vengono fuori cosi. A volte bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco anche contro le avversità del tempo. Naturalmente con tutta la prudenza e l’umiltà possibile.
La domenica mattina a partire siamo in quattro. Io, Massimo. Domenico e Carmelo. Carmelo che si è fatto un lungo viaggio da Reggio Calabria (infatti lui è socio del CAI di Reggio C.) , per poter partecipare all’uscita.
Piove ma man mano che saliamo di quota la pioggia si trasforma in neve. A Valle Piana ci accoglie la neve, neve sotto i piedi e neve sopra la testa. Un grande mantello bianco che copre tutto il bosco. Neve fresca perché sono due giorni che viene giù ininterrottamente. Man mano che saliamo, sprofondiamo sempre più, ma gli sforzi e la fatica vengono premiati dal suggestivo e immacolato spettacolo che si offre ai nostri occhi. Già questo basta a compensarci della nostra tenacia.
Alla selletta di Valle Cupa, prendiamo a sinistra e iniziamo a risalire il crestone. La neve alta ci rende arduo l’avanzare ma noi andiamo avanti con la forza e la voglia di salire , di misurarci , di godere di questa giornata anche perché ha smesso di nevicare e il cielo si sta aprendo, infatti ogni tanto uno spicchio di azzurro spunta dal grigio delle nuvole. L’unico ostacolo è rappresentato dalla troppa neve fresca. Arrivati alle rocce, iniziamo a scalarle e a divertirci con alcuni passaggi di misto. Intanto qualche sporadico raggio di sole ogni tanto fa capolino e ci conferma che avevamo ragione. L’uscita era possibile. Bisognava avere solo il coraggio di osare. Continuiamo a salire pur a prezzo di grosse fatiche. A volte la neve fresca non ti permette di fare un passo, fai per salire e torni indietro. A volte incontri dei piccoli passaggi che ti attirano. Non ci dimentichiamo che siamo alpinisti e anche in condizioni come queste cerchiamo sempre qualche variante per effettuare un’arrampicata o un passaggio particolare.
Man mano che andiamo avanti ci rendiamo conto che però non riusciremo a raggiungere la vetta. Ormai L’orario non ce lo permette più e anche a voler essere ottimisti, con le condizioni della neve attuali, arriveremmo in vetta molto tardi e non riusciremmo a tornare giù con la luce del giorno. Allora decidiamo di arrivare fino al Campo Base. Continuiamo a salire a costo di molte fatiche, poi superiamo un bel canalino di misto e arriviamo finalmente al pianoro chiamato Campo Base.
Consideriamo l’escursione finita. Quasi un’impresa. No era facile arrivare qua con le condizioni odierne. Ci fermiamo un po’ a tirare il fiato e a fare un po’ di foto. Il riposo degli audaci. Una stretta di mano e un abbraccio pongono il sigillo sulla dura scalata di oggi.
Poi iniziamo a scendere per tornare alle macchine. La discesa , anche se dura lo stesso e lunga, non ha storia.
Concludiamo questa escursione con una gioia interiore grande e con la conferma che fin dove è possibile , si può arrivare.
E’ con i visi stanchi e le membra doloranti che arriviamo alle auto, ma anche con una nuova forza: la forza degli audaci.





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