venerdì 23 gennaio 2009

***NEL BUIO OLTRE LA NOTTE***































































































































































































































































































































































L'intento era quello di sentire sul viso la brezza della notte, di percorrere alla
luce di uno splendido plenilunio, gli austeri sentieri che portano alla Serra
Dolcedorme, per poi poter gustare , dall'alto del tetto di Calabria, il sorgere
dell'alba. Tutto ciò la notte tra il 10 e l'11 gennaio '09 nell'ambito della I°
uscita stagionale del CAI di Castrovillari.
La base di partenza come al solito, è Colle dell'Impiso ed al ritrovo siamo 21 anime.
Dopo un breve briefing, verso la una si parte e, sul sentiero che porta ai piani di
Vacquarro, le speranze di un tempo clemente, sono alimentate dalla luna, che,
facendo capolino tra la coltre di nubi e la fitta nebbia, ogni tanto rischiara il bosco
e facilita il cammino del gruppo che in fila indiana, procede alla tenue luce delle
torce frontali. Arrivati a Colle Gaudolino, purtroppo, le speranze cadono, infatti
veniamo accolti da un fitto nevischio e da una densa ed avvolgente nebbia che
copre tutto ciò che ci circonda, in un buio quasi oltre la notte, dove spicca
solamente il bagliore del fuoco che gli organizzatori, hanno prontamente acceso nel piccolo rifugio. Dentro di me c'è un misto di rabbia e delusione, insieme al desiderio di continuare, che aumenta sempre più nello constatare che anche qualcun'altro non vuole arrendersi. E' passata circa un'ora, l'organizzazione ha deciso di fermarsi, giustamente. Alla delusione ha contrapposto la sicurezza, decisione avallata anche da un nutrito numero di partecipanti, il quale ha visto nella rinuncia, la giusta conclusione di questa escursione notturna.
Sei irriducibili non la pensiamo cosi, le gambe fremono, la voglia di sfidare l'ignoto è tanta, la consapevolezza di potercela fare è grande, il pensiero di attendere la luce del giorno al rifugio, quasi inaccettabile. Cosi dopo aver comunicato agli organizzatori che vogliamo tentare di salire, ed averne avuto il consenso, Io, Massimo, Giuseppe, Giancarlo, Carmelo e Gerardo (sei ombre nella notte), alle 4,30 lasciamo il piccolo rifugio e ci avviamo nel buio ad attaccare il Monte Pollino.
Ben presto la sicura luce soffusa del rifugio scompare. La montagna, man mano che procediamo, quasi a volerci punire per averla sfidata, diventa sempre più
ostile: la visibilità è quasi nulla, il il nevischio ti sferza il viso e lo sforzo aumenta
con lo sprofondare ad ogni passo, in quanto, il sentiero, per l'abbondante nevicata,
è ormai inesistente e la neve molto alta , anche se le ciaspole dell'instancabile
Giancarlo, che fa da apri pista, un po ci attenuano la fatica.
A circa 2000 m, all'altezza dei primi loricati, gli elementi si scatenano, veniamo
accolti da un vento gelido e da un nevischio ghiacciato mentre la temperatura
è di parecchi gradi sotto lo zero.
Una breve sosta per coprirci meglio, e subito attacchiamo il canale che ci
porterà in cima. Dopo un po procediamo come automi, un passo dopo l'altro
nel nulla. Il forte vento che soffia da est, a tratti spazza le nubi ed allora ecco
che la luce lunare rivela vedute da sogno. Subito dopo ripiombiamo nel buio
più assoluto. Mi sembra di vivere in uno scenario himalayano, tutto ciò che è
esterno al mio corpo è ghiacciato, la piccozza si attacca ai guanti.
La mia mente è invasa da un turbinio di pensieri, ed alterno momenti di
esaltazione ad attimi di paura. Certe cose le avevo viste finora solo nei film.
In alcuni momenti, quasi non ci credo,mi sembra di sognare, tra poco mi
sveglio e sono nel mio bel letto, al calduccio. Invece non è cosi, chiudo e
riapro gli occhi e sono ancora qua, che arranco ripercorrendo le stesse
orme di quelli che mi precedono. Ad un tratto mi chiedo: e se adesso mi
succedesse qualcosa, cosa ne sarebbe di me, morirei? nel non saper rispondere, comprendo tutta la grandiosità dell'impresa che stiamo conducendo. Poi nel sentir Gerardo che dice di voler proseguire per il
Dolcedorme, nel veder Giuseppe che sale con l'unica preoccupazione di
non cedere ai colpi di sonno, e Massimo, che nel buio più nero e nella
nebbia più fitta, ci porta dritto sparato all'inghiottitoio posto sotto la cima,
mi sento invadere da una nuova forza e sento l'adrenalina salire, allora
produco gli ultimi sforzi e con rinnovata energia supero l'ultima ripida rampa.
Al riparo del vento, un the caldo ci rigenera, e dopo esserci ulteriormente
imbottiti, attacchiamo la vetta che raggiungiamo alle 6,40 nel buio totale
e sotto una coltre di nebbia cosi fitta e piena di nevischio, che nemmeno il
gelido vento riesce a scalfire.
L'abbraccio liberatorio e l'urlo: "ce l'bbiamo fatta", sono due momenti che
resteranno impressi nella mia mente e che, insieme al resto di questa
straordinaria avventura, difficilmente dimenticherò.
Qualche foto con le mani ghiacciate e via, di corsa scendiamo, non si può
più stare qui. Un'infreddolita luce del giorno ci sorprende sulla via del
ritorno. Sei ombre di ghiaccio che avanzano con il viso segnato dal freddo
dal sonno e dalla fatica, ma anche, disteso e fiero dall'orgoglio e dalla
soddisfazione.
Grande Massimo....... Grande Giuseppe.......Grande Giancarlo......Grande
Gerardo........Grande Carmelo..........Grande Franco.
E grande anche la nostra impresa.
Un lauto pranzo dal mio amico Carlo del Rifugio De Gasperi, pone il
giusto sigillo alla fine di questa sensazionale avventura.



























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